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dia civica romana, a prevenire qualunque non giusta interpretazione de’ suoi sentimenti e delle sue disposizioni, crede opportuno di far palese a voi, degno suo generale, onde per voi sia fatto manifesto al governo e al popolo, come la civica romana desidera ardentemente che sieno fatti paghi i voti di Roma e delle provincie, mediante una pronta convocazione della Costituente dello stato a norma dell’indirizzo redatto dai deputati delle provincie riuniti in Forlì; che la civica romana crede soltanto questa immediata misura poter convenire allo stato presente di cose, e prevenire ogni disordine; che ad ogni modo però essa non permetterà mai che sotto qualunque pretesto sia turbato in questi giorni l’ordine pubblico che tanto onora il nostro popolo, e saprà come appoggiare il trionfo dalla libertà, così resistere con ogni sua forza ai perturbatori, massime estranei, che volessero imporre la loro volontà a un popolo libero, e che si mostrò degno de’ suoi grandi destini.»1

Questo fu l’indirizzo che a nome dei Romani ed a loro insaputa si fece stampare e circolare per le fila de’ loro battaglioni, quasi che fosse l’espressione delle loro volontà: e dite voi, se videsi mai un abuso di buona fede così sfacciato come questo? Secondare in apparenza lo slancio dei civici che gridavano: facciamola una volta finita cogli estranei che si sono traforati fra noi, che insinuano massime perniciosi nel popolo, e cacciamoli; farli riunire con grande apparato come si fece; e poi, in quel luogo stesso, voltare loro sotto gli occhi le carte, e far comparire uh indirizzo (elaborato nel circolo popolare) il cui scopo precipuo era la proclamazione della Costituente, e quasi forzarli dicendo: volete voi una cosa? Accordateci l’altra.

Saltò agli occhi dei colonnelli riuniti nel quartiere del 2.° battaglione un simile tratto di tradita buona fede, e

  1. Vedi vol. VII Documenti, n. 101.