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Altro proclama emetteva inoltre il comitato centrale in Roma di pubblica sorveglianza, col quale eccitavansi i Romani ad aver coraggio, stare all’erta e prendere le armi. Esso era sottoscritto da

P. Sterbini presidente
G. B. Niccolini vice presidente
G. B. Polidori segretario.1

Ed anche il generale Sturbinetti dirigeva, con un proclama, calde parole ai cittadini formanti parte della guardia nazionale, alludendo all’occasione.2

Aveva intanto luogo una riunione sulla piazza del Po polo. Parlarono G. B. Nicolini (detto il romano per di- stinguerlo dal fiorentino) e quindi lo Sterbini. In seguito los turba recossi alla Cancelleria ov’era l’assemblea, ed il principe di Canino, Carlo Bonaparte, nella sua enfatica magniloquenza, e nel suo desiderio di dire cose strepitose, si mise a gridare: Rispetto alla religione, odio eterno ai preti.3

Come potesse conciliarsi il rispetto alla religione coll'odio eterno ai preti che ne sono i ministri, e quelli che devono insegnarla, applicarla, difenderla, non basta a noi l’animo per comprenderlo, a meno che potesse foggiarsi una religione a modo del Canino di cui egli solo esser dovesse il gran sacerdote. Senza di ciò non sapremmo conconciliare la prima colla seconda parte del suo discorso.

Disponeva infine il triumvirato il giorno 25 che fosse proibita l’affissione, la divulgazione, e la pubblicazione di qualunque bollettino di notizie.4


  1. Vedi Pallade, pag. 2, n. 531.
  2. Vedi detta, n. 532, pag. 2 - Vedi Monitore, pag. 379 — Vedi Documenti, vol. IX, n. 39.
  3. Vedi la Pallade, n. 530.
  4. Vedi il Monitore, pag. 379.