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farmacia di sant’Ignazio (amministrata poco stante dagli stessi Gesuiti ed in allora appartenente a fratel Tironi che la conduceva per proprio conto) la invase, vi cagionò un tafferuglio, e vi commise guasti per alcune migliaia di scudi. Fratel Tironi venne insultato, e per iscampare a più serie minaccie, si mise in salvo colla fuga.

Venne istruito in seguito un processo su questo fatto più che incivile, abbominevole. Il processo resta aperto tutt’ora. Un cenno del fatto si dette nella Pallade, ma nulla si disse delle indegnità commesse, perchè in que’ tempi, anche i misfatti, purchè commessi a danno dei Gesuiti, divenivan peccati veniali (pecadillos).1

Il Monitore romano riportò per extensum tanto il programma, quanto la narrazione della festa pel Natale di Roma.2

Nella mattina dello stesso giorno 22 partì da Roma per Napoli il principe Torlonia. La sua partenza fu motivata dallo spoglio illegale e tirannico dell’amministrazione dei sali e tabacchi, da lui tenuta in appalto; perchè dopo un fatto simile, per non compromettersi, prudenza voleva che si allontanasse da Roma.3

Un giorno dopo la sua partenza, il 23, venne pubblicato il decreto del triumvirato in data del 21 per l’aboliziove dell’appalto sotto la denominazione di amministrazione cointeressata dei sali e tabacchi;4 ed essendo in seguito della disposizione sul prezzo del sale del giorno 15, esaurite le provviste della saletta, ne venne dal governo sospesa intieramente la vendita.5

Il Monitore poi dello stesso giorno de informava che il governo romano veniva adottando per l’armata romana gli stessi regolamenti ch’erano in vigore in Francia; più

  1. Vedi la Pallade, n. 528.
  2. Vedi il Monitore del 21, pag. 359, e quello del 23, pag. 368.
  3. Vedi detto del 27 aprile, in fine.
  4. Vedi detto del 23, pag. 365.
  5. Vedi detto del 23, pag. 365.