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noi d’altra parte scrivendo la storia appoggiata costantemente su’documenti, ove questi ci manchino, nulla possiam dire, perchè non sapremmo indicare le sorgenti sulle quali sarebber basati i nostri racconti.

Ciò non è da far maraviglia, poichè in que’ tempi tristissimi il giornalismo romano era muto sulle cose di Gaeta, e niuno osava di parlarne per tema di essere preso in sospetto di mantener rapporti con quel luogo. Bensì seppesi quasi universalmente per moltiplici relazioni, non però stampate , che di colà giungevano, esservisi aperte le conferenze diplomatiche per provvedere all’intervento armato; e questo intervento verificossi poi nella terza decina di aprile, cioè dal 20 al 30 come in questo capitolo narreremo.

Nè già si creda che talune cose che pure eran conosciute dal governo repubblicano, venissero a cognizione dei Romani. Roma era in una ignoranza completa di ciò che accadeva, specialmente a Gaeta; e se qualche atto del Santo Padre vi penetrava, egli era sempre clandestinamente, e chiunque sarebbesi guardato dal dargli pubblicità. Vi furon taluni atti o avvenimenti che solo per via indiretta vennero appresi dal pubblico un venti o trenta giorni dopo. Lo sbarco per esempio degli Spagnuoli a Terracina in sullo scorcio di aprile non si conobbe dai Romani se non che per mezzo della Gaezetta di Genova in sul 18 di maggio. Ma di ciò meglio a suo tempo.

Poter dare adunque una storia per ordine cronologico di ciò che si passò in Gaeta in quel periodo di tempo ci riuscirebbe impossibile; si saprà un giorno, se qualcuno di coloro ch’erano al seguito di Sua Santità avrà il mandato di pubblicarne le memorie.

Quello sì che possiamo asseverare, perchè da fonte autorevolissima statoci assicurato, si è che secondo i desideri del Santo Padre e della sua corte, esternati nelle conferenze per l’intervento, si sarebbe voluto che gli Austriaci occupassero il nord degli stati della Chiesa; i Napoletani la parte meridionale e porzione delle Marche; gli