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uomini del partito o degli aggregati al circolo popolare divenuto e mantenendosi tuttavia onnipotente.

Lo stesso monsignor Gazola nell’opera parecchie volte citata (e il suffragio di monsignor Gazola è qualche cosa) dichiara che la Costituente non era in Roma il voto della maggioranza assoluta, ma della maggioranza potente nei circoli.1

Ma intanto una circostanza di grave momento era venuta ad imprimere nuovo coraggio ai partigiani della Costituente. Garibaldi era in Roma fin dal giorno 12.

E quantunque i suoi partigiani pubblicassero subito alcuni cenni encomiastici sulla sua vita, quantunque ne fosse annunziato l’arrivo con un pomposo articolo,2 la sua presenza in genere, tranne che al partito esaltato, non riuscì gradita.

Si rinforzarono la sera in cui giunse le pattuglie, s’intesero alcuni fischi sul suo passaggió, ed in sui primi i civici si ricusaron perfino di prestarsi a fargli la guardia di onore, siccome si fece nel maggio al Gioberti, all’albergo Cesari ove era alloggiato.

Queste cose non si stampavano, ma furon vere. Ed il governo fingendo di secondare queste antipatie popolari faceva già divulgare che di buon garbo sarebbe stato allontanato Garibaldi da Roma con alcuni de’suoi più caldi partigiani. I fatti che narreremo proveranno non essere state queste se non altrettante gherminelle per ingannare e tranquillare i Romani, mostrando una deferenza illusoria ni loro scrupoli ed alla loro suscettibilità.

Il partito moderato insomma temeva che la venuta del Garibaldi fosse combinata per predisporre gli animi e per ispianare la via alla proclamazione della repubblica, ed il governo furbescamente li rassicurava con un: Non dubitate, lo allontaneremo noi.


  1. Vedi il Prelato italiano monsignor Carlo Gazola ed il vicariato di Roma, ec. pag. 278.
  2. Vedi il VII vol. Documenti, n. 99 B e n. 100.