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il signor Mercier, di cui parecchie volte abbiam parlato, partiva il giorno 9 per Napoli,1 ma la sua destinazione era Gaeta.

Pubblicavasi pure nei giorno stesso in Roma un indirizzo degli emigrati veneti in detta città residenti, diretto a’ loro fratelli delle Lagune, e spirante caldissimi sensi di amor patrio e di eccitamento a resistere. Esso conchiudeva così:

«L’ancora di salvezza non si presenta due volte, provvidenza che si spreca non ritorna; bisogna scegliere oggi subito, o la gloria eterna, o la eterna vergogna.

» Si combatta da tutti e per tutto, e sempre con amore, impeto, unione, e Venezia viva, e l’Italia sia.»

Quel combattere con amore non ci sembra per verità un concetto molto felice. Concepiamo ancor noi che ciò nella mente dei soscrittori significava: andate alla guerra, prestatevi ai disagi, ai pericoli, alle sofferenze, e fatelo con amore. Ma per combattere bene e’ fa duopo menar le mani, ferire ed uccidere. L’amor adsit non lo vediamo in tutto ciò: la presenza del figlio di Venere noi la riconosciamo in quello che favorisce la nascita e la conservazione, e non già nella distruzione della specie umana. Sì l’amore presiede allo sviluppo, alla concordia della umana specie, e rifugge da tutto ciò che ne porti il disfacimento. L’amore anzi non solo non presiede, ma abborre dalle uccisioni e dalle stragi. Vi affluiscono bensì le furie, l’odio, la vendetta e tutte le ree passioni che abbrutiscono la specie umana, e la morte sola ch’è nemica giurata dell’amore, rotando la falce esterminatrice, se ne compiace ed allieta. Converranno i nostri lettori che è più rattristante ma più veridico il quadro che ritragghiam noi, di quelle parole insensate si combatta con amore riportate di sopra.

Proseguendo diremo che Genova capitolava il 10 e ritornava sotto il governo sardo; il generale Avezzana uno

  1. Vedi il Monitore del 16 in fine della quarta pagina.