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bile, ma che poco, crediamo, avrebbe potuto rispondere. Veniva scritto, si disse, da alcuni giovani ultra-repubblicani, puri, rigidi, e quasi accostantisi alla severità spartana. Fra’ suoi vanti eravi quello di flagellare il favoritismo, e l’altro di censurare gli atti del governo o dei personaggi più eminenti che lo sostenevano. Gli stessi Armellini, i Campello e per fin l’Assemblea non venner risparmiati.

Siccome per altro volle in un articolo prendersela ancora col colonnello de Pasquali, provocò un cartello di sfida contro l’incognito autore dell’articolo stesso. Nacque il detto giornale col 4 di aprile, e col giorno 27 si spense la sua esistenza, lasciandoci dieci numeri in tutto che posson vedersi nella nostra raccolta.1

Come già dicemmo, trovavasi in quei giorni in Roma il signor Mercier negoziatore politico, sotto la dipendenza del duca d’Harcourt. Era suo officio di esplorare il terreno, consultando a tal uopo non già i repubblicani ma gli uomini del così detto partito moderato o costituzionale.

Figurava capo fra questi il Mamiani col quale, e forse con altri del medesimo partito tenne il Mercier inutili confabulazioni; perchè in quel tempo in Roma le parole di costituzionalismo col papa alla testa del governo sonavan come vuote di senso. Erano insomma una moneta fuori di corso.2

Adombrati però i repubblicani per queste pratiche, se ne richiamarono al governo, il quale a discarico della propria coscienza, e a tranquillità de’ suoi partigiani, credette opportuno di emettere la dichiarazione seguente:


«Cittadino presidente

» dell'assemblea costituente romana,


» Ci viene riferito da voci e dubbiezze sparse fra alcuni de’ nostri colleghi intorno a presunte pratiche di

  1. Vedi i Misteri di Roma, legati in un volume in-4 insieme col Casotto dei burattini, ec.
  2. Vedi Farini, vol. III, pag. 316 e 316.