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» un Boidi custode del porto,
» uno Specchietti canonico,
» un Diamantini orologiaio,
» uno Stuard prete d’Irlanda, che dicevasi disceso dal ceppo regale di questo nome; e assassinati pure come uomini inonesti e immorali
» un Girolamo Boldreghini sensale,
» un Pasqualini confettiere,
» un Bertini veterinario,
» un Matteucci mercatante,
» Bavosi operai,
» Finti

» e troppi più altri che la mente inorridita rifugge dal registrare, sconfortata a tale spettacolo della malvagità umana. Gli sciagurati credevano di servire la repubblica, e l’avrebbero disonorata s’essa avesse mai potuto, non che tollerare, non reprimere con tutte le forze quegli eccessi abbominandi.»1

Se dunque fatti di tale natura avevano incontestabilmente avuto luogo, con qual fronte potevansi dai programma triumvirale magnificarsi le beatitudini della repubblica romana? È forza quindi concludere che sia i programmi ministeriali, sia i discorsi della corona peccan quasi sempre di un difetto che è quello di non dire la verità e di contenere delle studiate mistificazioni.

Ad onta di ciò la parte sana di Roma obbediva esemplarmente alle leggi; molti fra gl’impiegati preser servizio e servirono fedelmente il nuovo governo, ma fra questi furonvi non pochi che consultarono preventivamente il loro direttore spirituale; i frutti del debito pubblico venner pagati come durante il governo pontificio; i prezzi dei generi di prima necessità non subirono aumento. Quanto al basso popolo, che facevasi lavorare per conto del governo,

  1. Vedi la Repubblica romana (del 1849), di Carlo Rusconi, Torino 1850, in-8, vol. I, pag. 189 e 190.