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di Federico Torre, il quale essendo sostituto al ministero della guerra trovavasi assai addentro ne’ segreti di governo. Ebbene il Torre racconta il fatto, entra in particolarità, e ci dà perfino alcuni nomi dei compromessi, attribuendo alla solerzia del Meucci il discoprimento della trama la quale doveva prorompere il giorno di Pasqua 8 di aprile.1

Il triumvirato intanto, il quale era assai più di un ministero semplice perchè rappresentava la sovranità e nel tempo stesso dominava il potere esecutivo, fece la sua professione di fede politica, la quale fu ciò che in linguaggio moderno si chiamerebbe il discorso della corona e il programma ministeriale, in un solo atto amalgamati. Compieva quest’atto il giovedì santo 5 di aprile.2 Era diretto ai cittadini e incominciava al solito con Dio e col popolo. Dichiarava che da 5 giorni essendo al potere, era tempo che il popolo udisse la sua voce, e conoscesse le norme generali colle quali intendeva di soddisfare al mandato conferitogli. Poi così diceva:

«Libertà e Virtù, Repubblica e Fratellanza devono essere inseparabilmente congiunte. E noi dobbiamo darne esempio all’Europa. La repubblica in Roma è un programma italiano: una speranza, un avvenire pei ventisei milioni d’uomini fratelli nostri. Si tratta di provare all’Italia e all’Europa che il nostro grido Dio e Popolo non è una menzogna — che l’opera nostra è in sommo grado religiosa, educatrice, morale — che false sono le accuse d’intolleranza, d’anarchia, di sommovimento, avventate alla santa bandiera, e che noi procediamo, mercè il principio repubblicano, concordi come una famiglia di buoni, sotto il guardo di Dio e dietro alle ispirazioni dei migliori per Genio e Virtù, alla conquista dell’ordine vero, Legge e Forza associate.


  1. Vedi Torre, vol. II dalla pag. 176 alla pag. 185. — Vedi i Misteri di Roma, n. 2, pag. 8.
  2. Vedi il Monitore del 5 aprile. — Vedi la Pallade del 6, n. 514.