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della rivoluzione di roma | 339 |
tercare, e formossi uà attruppamento. U sacerdote fu preso e condotto a Monte Cavallo, ove starasi preparando una ovazione a Mazzini, e colà fu costretto (se volle salva la vita) a predicare in favore delle libertà popolari.1
La ovazione a Mazzini ebbe luogo, e fu nel senso di volere una repubblica rossa e armi. Il Mazzini si affacciò al balcone, ringraziò il popolo, e promise che le armi si sarebber date.2
E così, mentre un popolo compro e fittizio chiedeva le armi a Mazzini, il che ebbe tutte le apparenze di una parte accordata, il Mazzini non sel faceva domandare due volte; e il giorno stesso, con decreto del triumvirato, costringevansi i cittadini che possedevan fucili da munizione a presentarli entro il termine di quattro giorni al comando civico.3 Per cotal guisa, ed in grazia di questo strattagemma, si veniva a disarmare il vero popolo romano per armare il popolo dalla repubblica rossa; ed a coonestare l’implorato provvedimento, si faceva muovere quella frazione di popolo ch’era ligia e venduta in anima e corpo al potere.
A questo fatto allude un biglietto tutto di pugno del Mazzini che possediamo fra i nostri documenti e che trascriviamo:
- Alla commissione di guerra,
» Urge verificare quanti fucili si siano riuniti per offerta della civica o cessione de’ privati, e rivendicarli. L’invio immediato di una o due casse fucili al Garibaldi sarebbe indispensabile.
» Vi sono armieri nelle vie di Roma che hanno fucili da munizione in mostra; bisognerebbe cercarne nota