Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
338 | storia |
- 3.° Cose scritte sul muro da vari condannati nel sant’Uffizio al giardino in un’oscura camera a pian terreno.1
Ne parlò la Pallade2 e sbagliò, asserendo come accaduto il 2 quello che accadde il 1° di aprile. Ne parlò pure il Contemporaneo, e non ebbe rossore di nominar le torture, le ossa infrante, i vivi sepolti.3
Fra i commenti bugiardi che sopra abbiamo accennato ci è forza raccontare quanto segue.
La Pallade del 2 e del 3 oltre all’aver parlato del l’orribile aspetto che presentavano i locali del sant’Uffizio, raccontò pure che molti popolani del Trastevere inorriditi per lo spettacolo delle cose vedute, si recarono al convento della Minerva ove sono i padri Domenicani per mettervi fuoco, e che i carabinieri sedarono l’incipiente tumulto.4 E pure chi crederebbe che tutto ciò fosse una falsità?
Or bene si apra la Pallade del 4 e vi si rinverrà una lettera del commissario repubblicano di Trastevere L. Uffreduzzi colla quale si dichiara che «quanto riferi la Pallade del 2 corrente n. 510 è menzogna, e che i popolani di Trastevere nè la sera del 1° aprile, nè mai si recarono al convento della Minerva dove sono i padri Domenicani per appiccarvi il fuoco.»5
Satis su questo episodio vergognoso delle nostre storie.
Ma non men vergognoso fu l’altro fatto che la sera stessa del 1° di aprile accadde.
Un sacerdote conversando con alcuni conoscenti nel caffè dei Crociferi si lasciò uscir di bocca qualche proposizione poco favorevole alla repubblica romana. Sentito il suo discorso da altri cui non piaceva, s’incominciò ad al-