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della rivoluzione di roma | 335 |
rato il dogma, intatta la fede e garantita la religione dalla intrusione dell’eresia. Conveniva distruggere la confessione auriculare: e questo si fece il mese seguente col procurare di togliere ed incendiare i confessionali. Ma di ciò tratteremo pure a suo tempo. Ora parliamo della Inquisizione e dei tentativi che fecersi per screditarla, vilipenderla e renderla esecrabile agli occhi sopra tutto del volgo ignorante. Ascoltino i nostri lettori corno si passaron le cose.
In conformità dell’avviso al pubblico del 31 di marzo, si apersero al medesimo il l° di aprile i locali del sant’Uffizio. Noi vi fummo, e vi rinvenimmo molta marmaglia e pochissime persone del mezzo ceto. Nel chiostro era una quantità di terra vegetale gittata vi di fresco, in guisa da farlo comparire sterrato. Qua e là scorgevansi delle buche con ossa di morto sfracellate, e queste ossa designavansi da alcuni espiratori dello spettacolo siccome avanzi delle vittime, e documenti parlanti de’ supplizi esecrandi colà perpetrati dalla romana Inquisizione. Inavvertentemente però si era lasciato travedere il sottoposto selciato; cosicchè chiunque avea fior di senno avvedevasi che terra e ossa umane eran mercanzie di recente trasportatevi per colorire quella farsa invereconda.
Mostravansi qua e là ne’ locali sotterranei e ferri, e uncini, e catene, e cordami, e altri ordigni fittizi: e si ebbe la impudenza perfino di designare un forno comune in uno dei pianterreni siccome destinato ad arrostirvi le vittime infelici di quello (come appellevasi) scellerato tribunale. E noi ci trovammo quando uno del volgo, alla maleavvisata esibizione non consentendo, rispondeva non poter essere quello un forno per arrostirvi uomini, essendochè vi entrava appena nell’apertura la testa umana.
Breve il discorso: fu una vera gaglioffagine spudorata la quale anzichè orrore verace, destò disprezzo ne’ savi, dubbiezze o scherni negli stessi ignoranti. Durò un giorno solo questa scenata; e forse vergognandosene gli stessi promotori, si chiuser que’ locali, e si riservarono in