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Ora aggiungeremo alcuni giudizi. E primo di tutti quello del Montanelli sul Mazzini:

«Mazzini seguace di Herder e di Schiller vedeva nell’avvenire dell’umanità un’era felice d’universale armonia, e si compiaceva dell’ideale che consolò Condorcet morente in prigione.»1

E appresso a pagina 32:

«Rideva del credo mazziniano Guerrazzi, stimato la testa forte del partito, e la prima volta che lo avvicinai, avendogli fatta professione ancor io di teoriche politico-mistiche alle quali m’inclinavano il temperamento entusiasta, l’età giovanissima, e gli studi filosofici, mi diceva parergli tutti noi pastori d’Arcadia, egli andare per diversa via, e diverse vie condurre a Corinto, Carlo Bini protestava in quelle teoriche non capirci nulla, e parlava di Mazzini come d’un buon figliuolo che scambiava la realtà colle larve dorate della sua fantasia, e la sola cosa che non gli perdonasse era la pretensione di voler dirigere il movimento italiano stando fuori d’Italia, perchè diceva: non può governare la nave chi non c’è dentro. In somma la Giovane Italia, lontana dall’essere società di credenti stretti allo stesso simbolo religioso e politico, come il giornale di Marsiglia voleva dare ad intendere, era, come le altre società politiche che l’avevano preceduta, coalizione d’interessati alla rivoluzione, ai quali l’idea negativa del rovebuiamente dei governi attuali serviva di nesso sociale, senza curare nè quali fossero le opinioni loro sugli ordini da sostituire, nè tanto meno quale la loro credenza religiosa.

» Sotto il vessillo di Dio e del popolo gli atei stendevano la mano ai deisti; e nella formula indefinita d’unità, i partigiani dell’unità francese stavano insieme coi partigiani dell’unità federale. Guerrazzi era federale. Il maz-

  1. Vedi Montanelli Memorie, vol. I. pag. 19.