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Primo atto del triumvirato fu quello d’informare il pubblico di questo cambiamento con un bando che diceva così:


«Repubblica romana.


» Cittadini! fratelli!


» I casi della guerra d’indipendenza e le nuove sfarorevoli dell’esercito piemontese hanno fatto sentire all’assemblea l’urgenza d’un concentramento di poteri e d’una energia raddoppiata per provvedere alla salute e all’onore della Repubblica.

» Un Triumvirato è stato scelto. La missione onorevole è caduta su noi; e nel nome di Dio e del popolo, col concorso dell’assemblea e colla fiducia operosa dei buoni, noi sapremo compirla.

» Eletti dall’assemblea costituente repubblicana, e parlando a un popolo repubblicano, noi non abbiamo necessità di programma. Il nostro programma sta nel nostro mandato. Mantenere la repubblica; preservarla a ogni patto da qualunque pericolo s’affacciasse dall’interno o dall’estero; rappresentarla degnamente nella guerra dell’indipcndenza: questo è il debito nostro, e questo faremo. Noi abbiamo fede nel popolo; e il popolo abbia fiducia in noi, e ci giudichi dall’opere nostre.

» Cittadini, i casi della guerra iniziata possono esserci argomento di dolore, non di sconforto. Il primo è santo; il secondo sarebbe indegno d’un popolo libero. I vantaggi d’un nemico che distendendo il suo campo di operazione indebolisce le proprie forze, possono da un giorno all’altro preparargli rovina. La causa italiana non è fidata ad uno o ad altro nucleo di forze regolari, ma all’energia dei popoli, all’odio irreconciliabile tra la razza straniera che invade e gl’invasi, ai giuramenti della Camera e dei cittadini, al fremito dei tormentati Lombardi, a Dio che ha decretato il trionfo del diritto. La