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«Repubblica romana! non lasciare i tuoi figli esposti al pericolo imminente di tanti disastri, per effetto di mal inteso amore materno. Ricordati che, in certe circostanze, la madre più amorosa si mostra severa e saturata, col fare altamente piangere i suoi figli, ma dalle loro lacrime passeggiere fa nascere la salute e la contentezza di tutta la loro vita. Repubblica romana. Dio ti tenga l’onnipossente sua mano sul prediletto tuo capo, e non permetta, non permetta che venga mai tempo, in cui morendo possa pentirti di non avere operato quanto potevi operare a salvamento di te stessa, e de’tuoi affettuosi figliuoli. Repubblica romana! Dio ti benedica, ti amplifichi, ti faccia gloriosa ed eterna, dandoti lume d’approfittare alacremente e instancabilmente di tutta l’energia ch’Egli ti concesse con larghezza fino dai primi giorni del tuo nascimento.»1

Si vede poi chiaro che il Corà non fu in Roma repubblicano dopo la repubblica, ma ch’era invece uno di quelli della vigilia, perchè due signorine che avevanlo conosciuto in Firenze gli diresser due lettere in senso più che repubblicano, rallegrandosi della repubblica che esse avevano in Firenze, e di quella di cui il Corà godeva in Roma.

Le dette due lettere furon riportate dal Cassandrino repubblicano del 31 di marzo e del 3 aprile 1849.2 E siccome ci sembrano scritte da due repubblicane di buona fede, colte e rispettabili per rapporti sociali, una delle quali già s’impensieriva pe’ guasti che il movimento repubblicano toscano incominciava a produrre alla religione, così crediamo di riportarle entrambi in Sommario.3 E basti del Corà.

Ora non sarà inopportuno di rammentare che fra gl’inviati della repubblica romana all’estero vennero eletti il cittadino Carlo Saltara a rappresentante presso il governo

  1. Vedi l'Epoca del 22 marzo. — Vedi Documenti, vol. VIII, n. 96.
  2. Vedi Cassandrino repubblicano, n. 4 e 5.
  3. Vedi Sommario, n. 75 e 76.