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lasciasse ad essi libero il passaggio, ovvero che non obbedisse all’ordine che ricevette il 16 di occupare il 20 la Cava con tutta la sua divisione. Fatto si è che gli Austriaci passarono liberamente, tagliando così la linea dei Piemontesi. Il Ramorino subì un processo perla sua mancanza, ed al processo seguì la fucilazione.

Questa fucilazione secondo le memorie dei veterano austriaco non fu meritata in tale circostanza, perchè il Ramorino fu ingannato dalle mosse degli Austriaci.1 Lo stesso generale però era reo della tentata invasione della Savoia colle orde di Mazzini nell’anno 1834.2

In una parola gli Austriaci ingannando i Piemontesi con finte marcie, fecero una punta nel Piemonte e passarono il Ticino. Il 22 batterono due divisioni piemontesi, ed il 23 dettero la famosa battaglia di Novara, nella quale l’armata piemontese fu pienamente sconfitta. Il re abdicò in favore del figlio il duca di Savoia, e partì, si credette, per Nizza in compagnia soltanto di due domestici.

Il giorno seguente alla disfatta dei Piemontesi ebbe luogo un abboccamento fra il nuovo re Vittorio Emanuele ed il maresciallo Radetzky, e l’armistizio fu concluso.3

Eran quei tempi eccezionali; lo dicemmo più. volte e ora lo confermiamo perchè ad ogni istante ce ne vengono nuove prove somministrate. Dicemmo pure, e questo ancor confermiamo, che Roma era divenuta la calamita di tutti i mestatori politici, di tutti i novatori di buona e di mala fede, e degli utopisti, e dei sognatori, e di tutte le teste bislacche, le quali a Roma come ad un mercato di politici rivolgimenti ratte confluivano.

Era fra questi un sacerdote lombardo, dotto latinista, per nome don Giuseppe Corà, al quale, causa o pretesto la

  1. Vedi Memorie della guerra d’Italia degli anni 1848-49 di un veterano austriaco, vol. II, pag. 203.
  2. Vedi detto.
  3. Vedi Contemporaneo del 30 e 31 marzo, 1 e 3 aprile — Vedi Monitore del 31, pag. 273.