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308 | storia |
Accostumati noi a riguardare con occhio di orgoglio, di stupore, di ammirazione, quegli oggetti e monumenti delle arti antiche e moderne, che formano la gloria e lo splendore di Roma, e godenti in veder tributarsi a loro tale una venerazione, che di poco dal culto si discosta, egli è a stento che possiamo raffrenare il nostro sdegno sentendo o leggendo stampate proposizioni d’indole sì selvaggia e brutale.
E che? Non altra qualifica dovrassi attribuire alla Trasfigurazione di Raffaello, alla Comunione del Domenichino, all’Apollo di Belvedere, al Laocoonte, al Perseo di Canova, alle Colombe del Campidoglio, al Mosè di Michelangiolo Buonarroti, che quella di tele o tavole inverniciate, di sassi antichi e moderni; meritevoli perciò di esser venduti al primo offerente per una vil moneta? E non son desse tali opere dell’umano ingegno che servono ad estollere e nobilitare la specie umana?
Nè si creda già che chi si orrende bestemmie pronunziava fosse uno dei repubblicani oscuri, o le cui idee venisser dagli altri suoi compagni ripudiate. Si apra il numero 1 del Tribuno,1 e si rinverrà che il Mastrella faceva parte del comitato dei circoli italiani in Roma per la Costituente italiana, e che ivi siedeva in compagnia dell’Agostini, dello Scifoni, del Guerrini, del Vinciguerra, di un Pompeo di Campello, dei Pompili, del Dall’Ongaro, di Antonio Torricelli e del Ciceruacchio, sotto la presidenza di Filippo de Boni e la vice presidenza di Atto Vannucci.
Si deduca da ciò qual condizione era riservata alla povera Roma, ove il partito esagerato dei puri repubblicani italiani avesse preso il sopravvento, e fosse pervenuto a reggerne le sorti.
Ripiegandoci ora di qualche giorno in dietro veniamo a parlare della guerra italiana.
Conosciutasi in Roma il giorno 17 la denuncia della cessazione dell’armistizio, non mancò il Mazzini di esercitare
- ↑ Vedi Tribuno dell’11 gennaio 1849, pag. 2, n. 1.