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Di quei giorni inoltre un tale Giovanni Battista Mastrella inviava all’assemblea un suo opuscolo intitolato così:


G. B. Mastrella, All’assemblea nazionale romana — Provvedimenti onde salvar la repubblica. Roma, 1849.
Era un opuscolo in-8. di 28 pagine.


Sentano poi i nostri lettori qual sorta di dottrine con esso diffondevasi.

Nella prefazione si diceva che fin dall’aprile dell’anno precedente 1848, l’autore, quando tutti facevano echeggiare gli evviva in favore di Pio IX e di Carlo Alberto, aveva pubblicato un opuscolo stampato nientemeno che in cinquecento esemplari e diffuso nel pubblico. In quell’opuscolo inculcava la necessità della repubblica. Il primo mezzo poi che proponeva per salvar la repubblica, nell’altro opuscolo diretto all’assemblea nazionale romana, era, come alla pagina 6ª il seguente:

«Colle più rigorose ricerche si prendano dove si trovano tutti i danari e gli oggetti d’oro e d’argento, che si possano fondere per coniare moneta; e qualunque altro oggetto prezioso, e quadri, e statue, ed antichità, e mobili di qualche pregio, e bestiami, e tutto ciò che si può vendere al pubblico incanto, e se ne contraccambino i possessori coi beni usurpati dal clero. E nell’eseguire questa disposizione avverto, che non si debbe avere riguardo alcuno alla estrazione delle antichità, qualunque ne sia il valore di stima, perchè quando la patria è in pericolo, un sacrificio che contribuisca a salvarla, per grande che sia, non è mai sì grave, che meriti di essere messo in dubbio per farlo. Si consideri che, se lo straniero invadesse lo stato, si farebbe di tutto padrone, e trasporterebbe ogni cosa, ove più gli piacesse, come tante altre volte è accaduto. Non tele o tavole inverniciate; non sassi antichi e moderni fanno la felicità de’ popoli, ma libertà e giustizia. Lungi dunque l’idea che codesti