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vano dal fatto arbitrario della storia e dalla volontà di pochi, e non dalla coscienza libera e spontanea del popolo. Essi moti sono in allora altrettante generose e necessarie espansioni di una più larga idea di civiltà. Ma quando il governo si compenetra perfettamente col sentimento e col diritto della nazione, quando il governo non è che l’attuazione ordinata e ben guarentita della volontà generale, come in una Repubblica democratica; i tumulti e l’invasione delle leggi, non possono essere che effetto di stoltezza, o di ostilità individuali mascherate sotto bugiardi e profanati nomi.

» Il governo della Repubblica non dee nè può lasciar compromettere la sua maestà, la sua forza morale, le sue convenienze a simili intemperanze; egli ha puniti e punirà i perturbatori, essendo risoluto a reprimere efficacemente le improntitudini da qualunque parte esse derivino. Sia detto una volta per sempre e per tutti.

» Per grande ventura, in questa luce di civiltà che illumina l’eterna Roma, fra questo popolo che tanto mantiene dell’antica virtù, siffatti inconvenienti sono assai lievi, e voi, militi nazionali, a cui sta profondamente scolpito negli animi l’onore del nome italiano, potete prevenirli assai di leggieri. Voi avete date, in molte gravi occasioni, solenni prove di attività, di unanime eooperazione, di disciplina in servigio della patria. Il governo confida alle vostre braccia la pubblica salute. Siate subordinati e concordi, pronti ed energici sempre nell’esercizio de’ vostri doveri, e a dissipare e impedire i disordini basterà solo l’autorità dell’esempio e la virtù morale della vostra presenza.

» Roma li 20 marzo 1849.
» Viva la Repubblica romana, viva l’Italia.


» Il ministro dell interno

» A. Saffi1



  1. Vedi Monitore, pag. 221. — Vedi Contemporaneo del 22 marzo. — Vedi Bollettino delle leggi, pag. 169.