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della rivoluzione di roma | 291 |
sinio civile che principiò nel luglio 1847 dal sempre detestabile obbrobrioso infame Giuseppe Morandi.
» Il tribunale mi giudicò, è vero, quale innocente, ma raunato in camera di consiglio e non a pubblico dibattimento, siccome anelavo io e tutti gli altri come me calunniati, e siccome era mestieri si giudicasse una causa che tanto rumore ha menato per tutto il mondo. È questo il progresso della nuova rigenerazione? È questa la millantata giustizia che si promette ai popoli riscattati dal barbarismo?.... Si può commettere maggiore assolutismo, e maggior tirannia di quella che si è usata a me, e agli altri miei innocentissimi colleghi? No e no per Dio! Solo in Roma e nei tempi del risorgimento poteva consumarsi un reato di tal fatta, tremendo, e ributtante insieme.
» È vero che oggi a chiunque ha fior di senno è sparito dannanti il fantasma della tanto predicata congiura, perchè la esperienza ha imparato a persuadersi come quella diabolica invenzione fosse un necessario preliminare di gran fatti politici avvenuti dappoi; ma il pubblico, quel pubblico che tanto si dice amare e stimare, si vuol tenere al buio del risultato del nequizioso gran-processo (memoria incancellabile dell’iniquo Morandi) onde in consimili altre circostanze non sappia mettersi in guardia per ripararsi da’ colpi dell’inganno, che tanto giova alle rivoluzioni.
» Dunque il gran-processo perchè appalesa dimostrativamente la plenaria innocenza dei calunniati: dove, il perchè, e da chi furono immaginate le liste di proscrizione, in quale casa furono scritte e da chi (chi le dettò è morto a Vicenza e Dio dia pace all’anima sua), chi le ricevè e le affisse in numero di 24, non si deve per tutto questo aver seduta pubblica?. Eppure nei primi moti popolari questa parola si gridava a gola piena da tutti e specialmente dai giornalisti!!!.. ed ora? Niun più ne parla perchè l’ombra del silenzio deve coprir la