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loro adesione alla repubblica, sotto pena di perdita dell’ impiego.1

Quest’ordine vessatorio, compromettente, direm pure tirannico, perchè metteva alle strette tanti padri di famiglia obbligandoli a mostrarsi spergiuri ed ingrati verso il sovrano, o perturbandone per lo meno le coscienze per timore d’incorrere nella scomunica, o non avere più il pane per isfamare le lor famiglie, non era una tirannia dichiarata?

Contro quest’ordine però insorse coraggiosamente il cittadino Luigi Farini con la lettera seguente data alle stampe:


«Lettera del professore cittadino Luigi Farini direttore della pubblica sanità, ospitali e carceri, sull’atto di dichiarazione di aderire alla repubblica romana.


» Ogni uomo, e principalmente ogni cristiano amar deve le libertà civili e politiche de’ popoli, siccome il mezzo ch’esse sono del progressivo miglioramento delle condizioni dell’umana famiglia. Ogni uomo amar deve la patria sua, e se egli abbia l’onore di avere a patria l’Italia ha dovere di amarla con fuoco di passione, più che di affetto, e di essere parato sempre a confessarne lo amore col sacrificio proprio.

» Cosi pensando, e sentendo io, ed avendo avuta la fortuna non il merito di provare con uniforme, e costante maniera di vita, che così penso, e sento, non ho mestieri di allargare il discorso per dichiarare come in mia sentenza sieno buoni quei governi soli, i quali a legge di ragione, e di giustizia assicurano la libertà de’ popoli, e la indipendenza delle nazioni, e come questi sieno degni che ogni onesto cittadino li ami, li favoreggi ed aiuti. Ma se tutta la mia vita non rende testimonianza sufficente dell’animo, e delle opinioni mie, sicchè sia reputato degno di continuare a servire la patria nell’officio di diret-

  1. Vedi il Monitore del 5, pag. 141.