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della rivoluzione di roma | 273 |
nostra digressione sulla unità italiana, in principio del Capitolo VI.
La unificazione pertanto di Toscana con Roma non essendo riuscita, Roma rimase Roma, e Firenze restò Firenze. Le città sorelle si scambiarono i saluti cordiali in distanza, ma recalcitrarono a congiungere le loro destre. Altro argomento della unione che prevale in Italia anche fra gli uomini dello stesso colore politico.
Proseguendo ora nella nostra narrazione, diremo che il giorno stesso 6 di marzo si proponevano con un decreto alcune riforme nel dicastero di polizia, e istituivasi una direzione di pubblica sicurezza.1
E promulgavasi il 7 un decreto in data del 5, col quale ponevansi in vendita i beni ipotecati a garanzia dei boni del tesoro.2
Le interpellanze del 6, al ministro del commercio e dei lavori pubblici Sterbini, e quelle al ministro delle finanze Guiccioli produr dovevano il loro effetto.
L’Epoca difatti del giorno 8 dice quanto appresso: «La seduta dell’assemblea di ieri fu assai tempestosa. Le opposizioni e interpellazioni dirette al ministro dei lavori pubblici furono così ripetute che si vedeva essere imminente ormai la sua caduta. Questa mattina abbiamo saputo che egli è dimissionario. — Già fin da ieri era stata accettata la rinuncia del ministro di finanza.»3
In seguito di ciò il giorno 8 marzo si venne a conoscere il nuovo ministero che componevasi come appresso:
Aurelio Saffi | ministro | dell' interno. |
Carlo Rusconi | » | degli affari esteri. |
Giovita Lazzarini | » | di grazia e giustizia. |
Giacomo Manzoni | » | delle finanze. |