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«Il ministro delle finanze Guiccioli veniva chiamato alla tribuna per rispondere del suo operato. È già noto che ingiuste accuse gravavano sul capo di questo integerrimno cittadino. Salito alla tribuna, il dolore, l’emozione, gli soffocaron sul labbro la parola. L’altro giorno, accusato... egli proferiva, ma più non potè aggiungere, perchè troppa era la piena dell’affanno che esacerbava quell’anima.1»

Il popolo manifestava il desiderio che restasse a quel posto da cui si era dimesso. Ma avendo osservato che l’obbligarlo a riprenderlo sarebbe stata indiscretezza, venne rispettata la sua dimissione.

Rimandiamo i nostri lettori per più ampi ragguagli sul detto episodio al Sommario storico (pubblicato in Roma nel 1850) dalla pagina 24 alla pagina 49.

Riusci poi tanto più notevole questo dispiacente episodio, in quanto che accadde il primo giorno in cui Mazzini fece la sua comparsa nell’assemblea. Non occorre che noi ripetiamo ciò ch’è ben naturale lo immaginare, cioè che al suo apparire fu accolto da fragorosissimi applausi.2 Recitò un discorso, che riportiamo nel nostro Sommario.3 La sera poi se gli fece una dimostrazione alla locanda Cesari ove alloggiava.4

In seguito però dell’accaduto col Guiccioli per la banca romana, l’assemblea deliberò lo stesso giorno 6, ed il governo promulgò il relativo decreto nel giorno seguente, col quale si adottavano alcune disposizioni per tenere in rispetto la banca stessa;5 e più tardi si creò una commissione per sorvegliarla.6


  1. Vedi la Pallade, n. 488.
  2. Vedi Monitore del 6, pag. 150.
  3. Vedi Sommario, n. 72. - Vedi l'Epoca dell’8 marzo, n. 290.
  4. Vedi la Pallade, n. 488. - Vedi il Monitore del 7.
  5. Vedi Monitore dell’8, pag. 159.
  6. Vedi detto, pag. 169.