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268 | storia |
Circa poi agli atti o disposizioni governative in merito a cose di finanza o di amministrazione, ne citeremo parecchi, e certo potrem dire che se la stabilità e prosperità degli stati stesse in ragione della quantità dei decreti, niuno stato avrebbe potuto essere più solido nè più prospero del romano.
Il Monitore del 3 pubblicò un decreto del 1° sulle nuove monete della repubblica.1
E con altro decreto del 3, si prescriveva che i boni della legazione di Bologna per scudi duecento mila fossero ricevuti dalle casse erariali.2
E con ordine del comitato esecutivo in data del 2 si prefiggeva al ministro delle finanze di provvedere all’amministrazione dei beni dei Gesuiti e del sant’Offizio.3
E con altro decreto in data del 2 eleggevasi una commissione composta di dieci fra Romani e statisti per definire l’ammontare della rendita netta dei possidenti, commercianti, e corpi morali.4
Pubblicavasi il 5 un decreto in data del 3, relativo alla coniazione della moneta erosa.5
Con decreto del 4 pubblicato il 5 statuivasi che per regolare le spese della repubblica si dovesse andare sulla base del preventivo dell’anno 1848.6
Abolivasi poi l’officio di censura alle dogane o altro luogo, per qualunque genere di stampe, incisioni e figure.7
Accadeva poi il 16 una scena assai dispiacente pel marchese Guiccioli ricco ed onorato signore di Ravenna il quale ricopriva il carico di ministro delle finanze della repubblica.