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Circa poi agli atti o disposizioni governative in merito a cose di finanza o di amministrazione, ne citeremo parecchi, e certo potrem dire che se la stabilità e prosperità degli stati stesse in ragione della quantità dei decreti, niuno stato avrebbe potuto essere più solido nè più prospero del romano.

Il Monitore del 3 pubblicò un decreto del 1° sulle nuove monete della repubblica.1

E con altro decreto del 3, si prescriveva che i boni della legazione di Bologna per scudi duecento mila fossero ricevuti dalle casse erariali.2

E con ordine del comitato esecutivo in data del 2 si prefiggeva al ministro delle finanze di provvedere all’amministrazione dei beni dei Gesuiti e del sant’Offizio.3

E con altro decreto in data del 2 eleggevasi una commissione composta di dieci fra Romani e statisti per definire l’ammontare della rendita netta dei possidenti, commercianti, e corpi morali.4

Pubblicavasi il 5 un decreto in data del 3, relativo alla coniazione della moneta erosa.5

Con decreto del 4 pubblicato il 5 statuivasi che per regolare le spese della repubblica si dovesse andare sulla base del preventivo dell’anno 1848.6

Abolivasi poi l’officio di censura alle dogane o altro luogo, per qualunque genere di stampe, incisioni e figure.7

Accadeva poi il 16 una scena assai dispiacente pel marchese Guiccioli ricco ed onorato signore di Ravenna il quale ricopriva il carico di ministro delle finanze della repubblica.


  1. Vedi il Monitore, del 3, pag. 133.
  2. Vedi detto del 3, pag. 135.
  3. Vedi detto del 3, pag. 136.
  4. Vedi detto del 4, pag. 139 e 140.
  5. Vedi detto del 5.
  6. Vedi detto del 5, pag. 143.
  7. Vedi detto del 5, pag. 143.