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» Per mezzo straordinario vi comunico tutto ciò per intelligenza, non omettendovi che per ora la città si conserva tranquilla.

» Gradite i miei distinti saluti.

» Il preside

» Carlo Mayr.


» Al cittadino preside di

» Bologna.

» Il suddetto dispaccio si è ricevuto questa mattina 19 febbraio 1849.

» Il preside C. Berti Pichat, tenente colonnello


Si annunziava inoltre che Bologna rimaneva calma nel tempo stesso che preparavasi alla difesa, ed il generale de Latour capo degli Svizzeri, quantunque infermo e prosciolto dagli obblighi che aveva, si fece condurre in sedia al palazzo governativo e dichiarò di esser pronto a difendere la città.1

Giunse in Roma il dispaccio per istaffetta, e la sera del 21 si tenne seduta per darne comunicazione officiale.

L’assemblea e le tribune offrivano uno spettacolo imponente per l’affollamento straordinario.

Il ministro dell’estero lesse il dispaccio di Ferrara, lesse ancora una lettera sulle cose di Toscana, e dopo poche parole del ministro dell’interno, del Bonaparte, e dell’Armellini, l’assemblea si costituì in comitato segreto fra le grida dalle tribune di: viva la repubblica, viva i padri della patria, vogliamo morire per la repubblica.

Riaperta la seduta al pubblico, a mezza notte, surse lo Sterbini e disse:

«Quei giorni che tutti prevedemmo son giunti, giorni di prova e di coraggio. La lega tra la casta sacerdotale, l’Austria e il Borbone è compiuta. Mancava un ultimo

  1. Vedi Documenti, n. 71, vol. VIII.