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I cattolici sparsi sulla superficie di Europa ne furono contristati; e se si ammette ch’essi sommino a circa duecento milioni, si faccian pure le sottrazioni di tutti coloro presso cui la religione non è che una forma esteriore senz’aver posto radici profonde nè nel cuore nè nella mente, dovrà pur convenirsi che immenso dev’essere stato il numero di quelli che furono addolorati e costernati ad un tempo per ciò che in Roma accadeva.

Roma centro della religione, delle arti, e della civiltà, sostegno della dignità della umana specie, propugnatrice mai sempre dei diritti dei deboli contro i prepotenti, conservatrice del dogma, conforto e speranza dei miseri cui null’altro che la religione è capace di alleviare gli effetti delle umane sventure o dei celesti flagelli: Roma, disertata dal pontefice, era divenuta sede di una repubblica cosmopolitica. In Roma l’ultimo atto del dramma era compiuto. Roma era caduta nelle mani de’ suoi nemici.

Allietaronsene per converso tutte le sette, e tutti coloro cui, senza pure appartenere ad alcuna politica consorteria, la religione è in uggia. Rallegraronsene inoltre i protestanti tutti di Europa: e ciò troviamo naturalissimo.

Che direm poi delle sette, e non son poche, che alla religione cattolica dichiararono per istituto una guerra mortale? Annovereremo fra queste gl’illuminati, i liberi muratori, e i carbonari. Questi ultimi dividonsi in carbonari propriamente detti, e in carbonari riformati. Sono essi sparsi massimamente in Italia, e tendono alla sua unificazione. A loro debbonsi i moti tutti della penisola da quelli del 1820 a quelli de’ giorni nostri.1

Potenti per cariche, per influenza, per mezzi, i liberi muratori han sede sopratutto nella Francia, nel Belgio, in Inghilterra, in Prussia, in Iscozia, e perfino ne’ domini dell’autocrate russo.


  1. Vedi Guglielmo Pepe, Memorie intorno alla sua vita e ai recenti casi d’Italia, scritte da lui medesimo. Lugano, 1847, vol. II, capitoli XXVI e XXVII.