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della rivoluzione di roma 15

Giunto il Santo Padre a’ santi Pietro e Marcellino alle 5 e ½ ove attendevalo il conte col suo legnetto scoperto, entrò nel medesimo. Il Filippani seguivalo nel legno di palazzo, e procederono tutti insieme lino alla piazza di san Giovanni in Laterano; colà pervenuti, il papa col conte Spaur usciron per la porta, e il Filippani retrocedette.

La contessa Spaur gli aspettava ad Albano, ove giunto il Santo Padre passando per la galleria di sopra, scansò la città. La contessa ne fu prevenuta in tempo, e col proprio legno ai condusse fra l’Ariccia e Genzano nelle vicinanze di santa Maria di Galloro. Colà ritrovaronsi tutti. Il Santo Padre entrò nel legno colla contessa, ponendosi a sinistra della medesima; dirimpetto, il figlio della contessa, Massimiliano, ed il suo precettore padre Liebl. Il conte ed un domestico erano dietro al legno.

Il Santo Padre volle essere informato quando fossero giunti al confine, il che accadde alle 5 e ¾ antimeridiane; ed avendoglielo annunziato, intonò il Te Deum, vedendosi tutti in salvo.

Proseguirono felicemente il viaggio fino a Mola di Gaeta. Un miglio avanti, eransi fatti loro incontro il cardinale Antonelli e il cavaliere Arnao primo segretario della legazione di Spagna. Smontarono all’albergo di Cicerone, ove trovarono pure il conte Luigi Mastai nepote di Sua Santità.

Dopo di ciò si trasferirono a Gaeta nell’albergo del Giardinetto. Nel primo di detti alberghi presero alla meglio un qualche refocillamento; dopo di che il Santo Padre diresse al re di Napoli la lettera seguente:1


«Maestà,

» Il sommo pontefice romano, il vicario di Gesù Cristo, il sovrano degli stati della Santa Sede, si è trovato nella circostanza di abbandonare la capitale de’ suoi domini per non compromettere la sua dignità, e per non mostrare di approvare col suo silenzio gli enormi eccessi

  1. Vedi Documenti, vol. VII, n. 59 e G7.