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della rivoluzione di roma | 173 |
La sola esautorazione del pontefice sarebbe tal fatto (nello stato presente dell’opinione, e coi progressi che ha fatto e va facendo la cattolicità), da mantenere il mondo in un stato di costante perturbazione. E questa perturbazione non cesserebbe che il giorno in cui il pontefice riassiso sul trono de’ suoi predecessori con tutte le prerogative che gli competono, segnalerebbe il trionfo della forza morale su tutte le forze congiunte per atterrarla.
Queste cose non è possibile che i reggitori dei grandi imperi non le conoscano e non le veggano; non ci sembra quindi presumibile che l’Europa si acconcerebbe a queste perturbazioni.
E quando pure accadesse che dopo dieci, quindici o venti anni di rivolture e di perturbazioni l’uno o l’altro dei sistemi in discorso prevalesse, potremmo noi esser certi della sua durata, o non sarebbe egli possibile per converso, che rinsavite per trista esperienza le menti degl’Italiani, non fermentassero e si rinvigorissero a poco a poco idee tutt’affatto opposte, in guisa da dovere incominciare da capo?
E non sarebbe egli possibile che percorrendo, in senso contrario, il compito di nuove perturbazioni, accadesse die, come si era lavorato per trenta o quaranta anni in osteggiare i governi della penisola italiana, si dovesse lavorare altri trenta o quaranta anni per ricostituirli? E in questo caso, non risulterebbe che la misera Italia dopo aver soggiaciuto per sessanta o per ottant’anni a tutti i lacrimevoli effetti dei politici sconvolgimenti, ritornar dovesse a quel punto d’onde ci eravam dipartiti?
Potrem noi persuaderci sì di leggieri che Roma, destinata ad essere grande, ed alla quale il mondo civile largì l’appellativo di eterna rassegnar si potesse ad essere comandata da un re alla cui famiglia due secoli addietro competeva appena il titolo di ducale?1 E che in luogo di
- ↑ L’annessione dell’isola di Sardegna al regno del Piemonte non data che dal 1720 secondo il Balbo, dal 1718 secondo il Gallenga, poco dopo la pace di Utrecht, ed il primo re di Sardegna fu Vittorio Amedeo II —