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esistito, e che esisteranno sempre a meno di spegnerne la memoria col ferro e col fuoco. No, io lo ripeto, non vi sarà mai durevole libertà per gl’Italiani che negli Stati Uniti d’Italia, e non avrà mai saldo fondamento la libertà europea se non cogli Stati Uniti d’Europa.» 1

Vincenzo Gioberti. — Sentiamo pure un altro campione, e forse il più efficace del movimento italiano; vogliam dire il famoso abate Gioberti:

«Ora il supporre che l’Italia, divisa com’è da tanti secoli, possa pacificamente ridursi sotto il potere d’un solo, è demenza; il desiderare che ciò si faccia per vie violente, è delitto, e non può cadere se non nell’animo di coloro che guastano la politica anteponendola alla morale, e disonorano la patria, separandone gl’interessi e i diritti dalla mansuetudine e dalla giustizia. Oltre che l’impresa, come dianzi ho provato, è per poco impossibile ad eseguire, qualunque siano i mezzi a cui si ricorra; ed anco eseguita, è difficile a conservare. Vo più innanzi, e dico che l’unità centrale d’Italia essendo combattuta dal fatto, cioè da tutta la storia, non è conforme alla sua natura; o almeno che non si può affermare il contrario, finchè non se ne abbia esperienza. Imperocchè il solo mezzo ragionevole che si abbia per conoscere e chiarire il vero genio dei popoli consiste nella storia loro. Or l’Italia non ebbe mai l’unione politica, di cui si parla; giacchè la stessa repubblica romana nel suo fiorire abbracciò l’idea etrusca e fu una società di popoli; e quando la società fu mutata in servaggio, e la nazione divenne schiava del municipio, surse la lega italica, eroica, benchè infelice; e poscia colla indipendenza dei collegati perì la libertà stessa del comune, che li tiranneggiava.» 2


  1. Vedi Brofferio, Storia del Piemonte dal 1814 ai giorni nostri. Torino 1851, pag. 117.
  2. Vedi Gioberti, Del primato morale e civile degli Italiani, edizione di Brusselle, 1844, pag. 55.