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bertà, e gli stati suoi; ed una costituzione fondata sopra la natura delle cose, ed una vera politica prospererà il suolo italico, e renderà inaccessibili le sue frontiere ad ogni straniera signoria.

» Egli è l’imperador Francesco il quale vi fa certi di uno stato sì felice, e sì onorevole. Ben sa l’Europa che la parola di questo principe è sacra, e che è così immutabile, come ella è pura: egli è il cielo che parla per bocca di lui. Destatevi dunque, Italiani, levatevi a romore. Quale che sia la parte di cui voi siate stati, o siate ora, non temete nulla, solamente che voi siate Italiani. Noi non venghiam miga per investigare, nè per punirvi: noi venghiam per aiutarvi, per rendervi liberi.» E più sotto:

«Italiani, una condizione per voi più avventurosa or dimora nelle vostre stesse mani; in quelle mani, che per tutte le parti del mondo colsero le palme della vittoria, e per la cui opera rifulse primieramente nell’Europa, ancor selvaggia e barbara, la luce della civiltà, e delle scienze, e della moralità.

» Voi, popoli di Milano, di Toscana, di Venezia, e del Piemonte; voi tutti, popoli d’Italia, riducete alla memoria vostra i tempi andati, ch’eran pur sì belli! Or quei tempi di pace, e di felicità potrebbon tornare ancora, e forse più belli che altra volta non furono. Ma conviensi che voi cooperiate a rimenarli; conviensi che voi ne siate degni.

» Italiani, d’altro non è bisogno che di volere, e voi sarete novellamente Italiani, così gloriosi, come i vostri avoli; così felici e contenti, come voi foste ne’ begli andati tempi.


» Giovanni, arciduca d' Austria.


» Pietro, conte di Goes,
» Soprantendente generale1


  1. Vedi Angeloni, Dell’Italia uscente il settembre del 1818, ragionamenti IV dedicati all’italica nazione. Parigi 1818, vol. I, pag. 66.