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CAPITOLO VI. [Parte prima]

[Anno 1849].


Dissertazione sulla unità e nazionalità italiana. — Difficoltà per conseguirle, minori bensì col sistema federativo. — Opinioni su tale argomento del conte Ferdinando Dal Pozzo, del conte Cesare Balbo, del visconte de la Tour, del conte Walewsky, dell’abate Rosmini, di Massimo d’Azeglio, di Biagio Miraglia, dell’avvocato Brofferio, di Vincenzo Gioberti, di Carlo Luigi Farini, del colonnello Giacomo Durando, dell’Anonimo lombardo (Luigi Torelli?), di Ferdinando Ranalli. — Unitarismo monarchico sotto lo scettro di casa Savoia. — Unitarismo repubblicano di Giuseppe Mazzini. — Cupidigie piemontesi per insignorirsi dell’italiana penisola. — Progetto del Gioberti d’inviare un’armata piemontese in Roma per garantire il ritorno del papa o provvedere alla sua sicurezza personale. — Lettera diretta da Gioberti il 28 gennaio a monsignor Muzzarelli. — Sdegni dei repubblicani contro Carlo Alberto e Gioberti.1

La Italia, quella regione prediletta dalla natura, quella terra che per isquisito sentire primeggiò sempre nelle arti sorelle, e che, dotata della più armoniosa favella, mentre ci dette i migliori poeti, fondò non pure ma coltivò e produsse le più insigni bellezze musicali, fu ricca di capitani e di ammiragli illustri, primeggiò doviziosamente per uno stuolo di oratori, di storici, di giurisperiti famosi, perfezionò l’astronomia, rinvenne la bussola, inventò il commercio di banca o le banche commerciali, scoperse un nuovo mondo, rifulse maestra in tutte le scientifiche discipline, in guisa da potersi vantare essa sola di

  1. Crediamo non inutile avvertire i lettori che questo capitolo dettavasi dall’autore l’anno 1858, prima cioè che si costituisse il regno d’Italia.

    L’editore.