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della rivoluzione di roma | 11 |
deputati non c’intervennero, come ne fanno fede le posteriori interpellazioni dell’onorevole signor Fusconi approvate dallo stesso presidente.
» La prima adunanza veramente legale fu quella del giorno 20, alla quale assistevamo con grande ansietà e aspettativa. Ma il ministero era muto in tutte le quistioni: taceva sulla uccisione del Rossi, taceva sulle accuse date al suo programma dal principe di Canino, e non osò sulla proposizione del Potenziani interporre alcuna autorevole parola.
» Questa proposizione gittata inopinatamente dal Potenziani in mezzo al Consiglio voleva che si nominasse una deputazione la quale portasse al trono di Sua Santità le espressioni della nostra devozione, ed inalterabile attaccamento. Essa dopo gli avvenimenti del 16 stabiliva francamente e precisamente la situazione della Camera in faccia al sovrano, determinava un sistema da tenersi, e troncava la via alle politiche ipocrisie che il paese oggimai troppo conosce e dispregia: porre questo partito e risolverlo, a nostro avviso, era tutto uno, e non poteva neppure aver luogo una discussione senza mettere in controversia il principio monarchico costituzionale, per lo quale ha vita il Parlamento attuale. Votammo adunque unanimi cogli altri nostri concittadini in favore della proposta, e parve da prima che fosse vinta; ma avendo un oratore contrario dimandato la controprova, il presidente dichiarò che il partito era stato rigettato.
» Noi crediamo alla piena scrupolosità degli ufficiali dei Consiglio, nè ci è lecito accogliere alcun dubbio senza prove. Noi non parliamo delle dimostrazioni degli spettatori intorno a quel che la Camera stava deliberando. Trista condizione di tempi quando si tenta d’impedire la libertà dell’opinione e della parola. Ma l’inaspettato rifiuto della proposizione Potenziani, secondo il nostro giudizio, toglieva la base dello Statuto, invalidava la istituzione della Camera, ed ogni sua ulteriore deliberazione.