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All’arresto del Zamboni poi successe un altro avvenimento, che esser poteva principio di una reazione sanguinosa in favore del pontificio governo; poichè quantunque il terrore invadesse gli animi tutti dei cittadini estranei al movimento, non potrebbe poi assicurarsi, se trovato un punto d’appoggio, non si sarebber riscossi. Ecco il fatto:

Una quarantina (così il foglio officiale) di soldati di linea avendo forzato il giorno 19 le porte della caserma di Cimarra, ne uscirono armati percorrendo la città, recandosi al quartiere della Pilotta, e gridando: fuori Zamboni. Fecero una scarica sui dragoni ch’erano ivi schierati, e alcuni rimaser feriti.

Parecchi degl’insorti vennero arrestati subito, altri vennero inseguiti e arrestati dalle pattuglie in perlustrazione, altri finalmente datisi alla fuga fuori della città lo furono in seguito.1

Lo stesso giorno veniva istituita con decreto una commissione militare composta del


Colonnello Angelo Ruvinetti presidente, e dei

Giudici


Tenente colonnello Filippo Caucci Molara
Maggiore Alessandro Calandrelli
Capitano Mariano Volpato
Capitano Odoardo Romiti
Tenente Olimpiade Meloni
Tenente Luigi Gabet
Avvocato Felice Sani procuratore della legge.2

Siffatta commissione ebbe per iscopo unico il prevenire e punire qualunque moto sedizioso.


  1. Vedi Gazzetta di Roma del 20. — Vedi Guardia nazionale, n. 7, Documenti, n. 19 e 38, vol. VIII.
  2. Vedi la Gazzetta di Roma del 20. — Vedi Atti officiali, n. 136.