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Al conte Mamiani, come particolare e non come ministro, replicò monsignor Garibaldi il 25 decembre dicendogli, che il vero motivo per cui non rispose fu perchè non poteva riconoscere il ministero di cui il Mamiani stesso gli parlava, essendo del tutto illegittimo ed usurpatore del potere che pretendeva esercitare. Al Muzzarelli poi, come decano della sacra Ruota, inviò monsignor Garibaldi una lettera il 30, ove fra le altre cose diceva che il suo dovere era quello di rappresentare presso sua maestà siciliana il sommo pontefice Pio IX tanto come capo della Chiesa di Gesù Cristo, quanto come sovrano degli stati temporali della Chiesa medesima, e di corrispondere a tal oggetto co’ ministri legittimi del sommo pontefice stesso; che non riconosceva la sedicente Giunta di stato, usurpatrice sacrilega del potere sovrano, dalla quale era nato il ministero di cui faceva parte; e elio infine gli faceva specie che riflessi consimili non avessero potuto ritener lui, il Muzzarelli, che come antico giureconsulto e prelato avrebbe forse dovuto sentirli più di tanti altri, dal prender parte ad uno dei più gravi e più sacrileghi attentati che immaginar si potevano.

Affinchè poi non si creda che il prelato Muzzarelli fosse stato trascinato recentemente e per illusione di fantasia nel turbine della rivoluzione, preghiamo i nostri lettori di gittare un’occhiata sopra una lettera che riportiamo in Sommario. Essa è del cardinale Lambruschini e porta la data del 1° settembre 1838. Questa lettera in originale la possediamo fra i nostri manoscritti.1

La lettura della corrispondenza riportata di sopra ci chiama di necessità alle seguenti osservazioni.

Era egli mai presumibile che monsignor Garibaldi nunzio del papa in Napoli, a contatto col medesimo, col sacro collegio e con tutto il. corpo diplomatico, abborrenti tutti dalle cose che facevansi in Roma, potesse prendere sul serio gl’inviti del Mamiani e del Muzzarelli, e umil-

  1. Vedi Sommario, n. 63. — Vedi Autografi di personaggi politici, n. 57.