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Ma come la civica non volle il Masi per suo generale perchè troppo democratico, i circoli non vollero il duca perchè appartenente all’aristocrazia. Ne fu avvertito, rinunziò, e partissene subito per Civitavecchia.1

In seguito di ciò il giorno 18 la commissione provvisoria di governo elesse al grado di tenente generale della civica il general Ferrari; e così Roma non ebbe nè l’eletto dalla milizia cittadina ch’era il duca Cesarini, nè il Masi ch’era il favorito dai circoli, ma ebbe invece a capo un campione della rivoluzione italiana, per antiche geste sperimentato.2

Accettò il general Ferrari, e ringraziò il 19 con un indirizzo.3

Ma un altro episodio non meno interessante e curioso ci occorre narrare, il quale ci farà conoscere la poca esperienza o il poco tatto politico degli uomini preposti in que’ tempi a reggere la somma delle cose nostre.

Egli è dunque a sapere che saltò in capo tanto al conte Terenzio Mamiani quanto a monsignor Muzzarelli di scrivere a monsignor Garibaldi nunzio pontificio in Napoli affinchè si spiegasse e apertamente dichiarasse se voleva o no continuare a servire, e rappresentare il governo temporale del Santo Padre (corrispondendo co’ suoi ministri in Roma) nella qualifica suddetta di nunzio in Napoli.

Queste lettere ci sembrano di una singolarità tale che non possiamo fare a meno di riportarle estraendole dal giornale l’Epoca.4


  1. Vedi la Guardia nazionale, anno II, n. 5 e 6. — Vedi Documenti, vol. VIII, n. 22. — Vedi il Contemporaneo del 21.
  2. Vedi Gazzetta di Roma del 18.
  3. Vedi l’Appendice agli Atti officiali, n. 13. — Vedi la Gazzetta di Roma del 20.
  4. Vedi l’Epoca del 14 gennaio. — Vedi il Tempo del 9.