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modo intestati tutti gli atti governativi di quel tempo. Fu questa, è vero, un’altra illegalità; ma quando tutto era illegalità e confusione, avere una illegalità di più o di meno era cosa da passare talmente inosservata, che oggi ce ne avvediamo svolgendo le carte di quei tempi, ma allora non avvertivasi nè punto nè poco. E poi a chiunque avesse affacciata la minima obbiezione, rispondevasi sempre in guisa da ricoprire le irregolarità sotto il manto comodissimo della necessità.

La sera del 5 vi fu accademia musicale a profitto di Venezia nel teatro di Apollo. La decorazione e la illuminazione furono fatte a spese del principe Torlonia. Cantarono Fraschini, la de Giuli e Colini. Recitaron poesie il Miraglia di Strongoli, il Mameli genovese, e i due romani Meucci e Guerrini. La poesia del Mameli rivelava sensi eminentemente repubblicani. Era quel desso che mesi dopo mori combattendo per la repubblica romana a villa Panfili. La sua poesia ci venne conservata dalle stampe.1 Lo incaricato di Venezia, Castellani, fece inserire il suo ringraziamento nella Gazzetta di Roma.2

Comparve il detto giorno un indirizzo clandestino sottoscritto da Alcuni officiali civici, e tendente a proclamare all’istante un governo provvisorio civico pontificio. L’indirizzo circolò, si lesse, ma non ebbe seguito veruno. I nomi degli officiali civici però non apparivan nell’atto.3

E nel detto giorno il famoso Luigi Masi dichiarava da Senigallia di non accettare la nomina di tenente generale della guardia civica, dicendo: «il dovere e la coscienza mi dettano rimanere in questo posto, dove l’affezione de’ miei bravi ufficiali e soldati mi tiene in grado di prestare qualche servizio alla causa del popolo.4


  1. Vedila nei Documenti, vol. VIII, n. 6.
  2. Vedi la Gazzetta di Roma dell’8, pag. 24.
  3. Vedilo in copia nei Documenti, vol. VIII, n. 8. Se ne parla pure nella prima pagina della Guardia nazionale del 5 gennaio.
  4. Vedi la Guardia nazionale del 12 gennaio. Vedi la Pallade, n. 442