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teva al generale, mezz’ora dopo l’invio dell’ordine di revoca della partenza, una nota in cui diceva: «l’ordine della partenza non è che differito, e voi vi recherete dal Santo Padre quando le circostanze vi sembreranno più favorevoli.» Di più lo avvertiva che: «egli, il Bedini, da quel vicino luogo di rifugio, sarebbe stato in attenzione di sua sortita per tosto raggiungerlo.»

Non ostante tutto ciò scriveva il De Latour al colonnello Berti Pichat nello stesso giorno 29 gennaio di: non potersi ricusare al voto unanime della nazione bolognese, e ricordare come i campi di Vicenza attestassero della simpatia delle truppe, sotto i suoi ordini, per la causa italiana; prometteva in somma di rimanere co’ suoi soldati. Ecco anzi il tenore della lettera:

«Signor tenente colonnello,

» Non posso ricusarmi al voto unanime di questa popolazione, ed ho l’onore di prevenire vostra signoria illustrissima che ho dati gli ordini perchè la brigata che comando rimanga nelle rispettive guarnigioni, ed a partire da domani 30 corrente, riprenda il consueto servizio di piazza.

«I campi di Vicenza protestano della nostra simpatia per la causa italiana, ed io in particolare l’assicuro che sono pronto a fare per la città di Bologna, che ci ha accolto con tanto favore, tutto ciò che da me dipende, e che non sia in aperta contraddizione coll’onore militare, col quale un soldato non può e non deve transigere.

» Ho l’onore di dirmi con la più distinta stima.

» Bologna, il 29 gennaio 1849.

» (firmato) De Latour.


» Al signor tenente colonnello

» Carlo Berti Pichat

» Preside della città e provincia di

» Bologna1


  1. Vedi Risposta ad alcuni giornali svizzeri nel vol. XXII, n. 11, pag. 12, delle Miscellanee.