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circa un 900 o 1000 uomini fra tutti i locali, la mattina, ed altrettanti, per dar lo scambio ai primi, nelle ore pomeridiane.

Le votazioni effettuaronsi tranquillissimamente. Noi non ripeteremo le tante storielle che raccontaronsi sui nomi che taluni scrivevano, sulle cose che dicevano, sulle esitazioni o incertezze di moltissimi fra gli elettori, sulle doppie, triple, quadruple votazioni, sulle incapacità per età o per posizione sociale, ed infine sull’astuzia che faceva da maestra all’ignoranza. Le son queste tali cose, che ognuno il quale abbia buon senso può facilmente immaginare. Quanto all’età, vedemmo noi coi nostri propri occhi una camerata degli alunni di san Michele a Ripa inferiori di certo all’età, recarsi per votare al palazzo Salviati. Di ciò non altra prova possiam produrre che un appello alla nostra propria coscienza.

La sera del 21 ossia del primo giorno della votazione, nel palazzo di Monte Citorio che costituiva in certo modo il capo luogo delta votazione, apparve con sorpresa degli astanti un cartellone con lumi dietro, il quale diceva così:

«Elettori,

» Chi ama la sovranità del popolo ha lo stretto obbligo di correre a dare il suo voto. Il solo cittadino che ha macchie infamanti non può accostarsi alle urne. Se voi non accorrete a questo sacro dovere è segno che non avete a cuore nè onore, nè patria. Accorrete. Viva l’Italia.»

Le parole del cartello indicano chiaramente che ben pochi il primo giorno accostaronsi all’urne, e che fu una mortificazione umiliante il doverlo confessare. Il detto ammonimento per eccitare il pubblico fu positivo, e ne parlò soltanto il Costituzionale del 22.nota Ma più che il Costituzionale ce ne son garanti i nostri occhi lo videro.


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  1. Vedi il Costituzionale del 22 gennaio pag. 40.