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il faro illuminatore del retto e del giusto, oppresso dalla violenza, tramandava una luce languida e smorta, mentre i fuochi alimentatori delle prave dottrine ardevano in Roma liberissimamente.

Un sonetto circolò fra le mani di tutti, nel quale era questa quartina:

«Ti sveglia, o Italia, ognuno ancor ti noma
» Madre onorata di superbi eroi;
» Che vi sian Bruti ancor fra i figli tuoi
» Lo disse ieri a te l’augusta Roma.»1

Ed al Galletti in occasione della sua nomina a generale dei carabinieri altro sonetto intitolavasi, che incominciava così:

«Mentre l’Italia altera erge la fronte
» E spezza il duro giogo e le catene,
» Benedetta dall’angelo, diviene
» Regina e forte dalla foce al fonte.»2

In Urbino con una iscrizione esaltavansi il Galletti, il Calderari, e il popolo romano.3

Il Corriere livornese del 21 novembre esclamava festosamente: «Roma! la città eterna, la patria di Rienzi si è infine destata, ed ha mostrato al mondo che il sangue latino non tralignava per volgere di anni d’iniquo potere sacerdotale.» Più sotto:

«Il cannone di Vienna ha cancellato le ultime vestigia della fede inverso i re, ed i cannoni puntati dal popolo romano in faccia al Quirinale, hanno annientato per sempre la fede inverso i pontefici come principi della terra. — Al popolo ciò ch’è del popolo, a Dio ciò che è di Dio.»

  1. Vedi Documenti, vol. VII, n. 39.
  2. Vedi Documenti, vol. VII, n. 47.
  3. Vedi Documenti, vol. VII, n. 48.