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banchetti e le narrazioni degli effetti prodotti erano d’incitamento a metterne su degli altri, che moltiplicandosi incessantemente, accrescevano lo scandalo ed il timore. Si venne finalmente al banchetto mostro che doveva darsi in Parigi il 22 febbraio. Il governo ne fu informato, e prese tutte le disposizioni per impedirlo, e senza ripeterne le particolarità, fu quello che determinò la rivoluzione del 24 febbraio.

L’agitazione riformista però da vari mesi travagliava la Francia, ed i banchetti non eran che il mezzo per diffonderla e mantenerla in vigore.

Nel discorso del re all’apertura del Parlamento già facevasene una menzione indiretta, dicendovisi quanto appresso. «In mezzo all’agitazione fomentata da passioni nemiche o cieche, una convinzione mi anima e mi sostiene, cioè che noi possediamo nella monarchia costituzionale, e nella unione dei grandi poteri dello stato, i mezzi sicuri per superare tutti questi ostacoli, e soddisfere a tutti gl’interessi morali e materiali della nostra cara patria.1

Ed a questo paragrafo del discorso rispondevan le Camere coll’indirizzo riportato nel Monitore del 15 febbraio, come segue:2

«Le agitazioni eccitate da passioni nemiche, o da ciechi affascinamenti cadranno davanti la ragione pubblica rischiarata dalle nostre libere discussioni, colla manifestazione di tutte le opinioni legittime.»

Ed in quanto al paragrafo del discorso della corona sulla politica esterna, ove non fecevasi menzione alcuna di Roma, si rispose nel modo seguente:

«I rapporti del vostro governo colle potenze straniere vi danno fiducia che la pace del mondo è assicurata. Come voi, sire, noi speriamo che i progressi dell’inci-

  1. Vedi il Journal des débats del 28 decembre 1847. — Vedi il Diario di Roma dell’8 gennaio 1848.
  2. Vedi Sauzet opera citata pag. 31.