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Vedendo però che le melanconiche esortazioni liberalesche non distoglievan le donne romane dal prender parte agli esecrati baccanali, si pensò di usufruttuare il divertimento in pro della rivoluzione, accattivandosi la benevolenza del sesso gentile, sia col lasciarle divertire, sia col lodarle ed eccitarle ad indossare le sciarpe coi tre colori italiani. E così gittavansi nelle vetture che accoglievanle, lungo la via del Corso, alcuni versi nei mazzolini di fiori, fra i quali ne sceglieremo cinque soltanto, e sono i seguenti:

La donna che non porta il tre colore
Ha il mele in bocca, ed il veleno in core.

Sara la donna l’angel degli amori
Se avrà, la gonna messa a tre colori.

La donna che non porta la coccarda
Non è figlia d’Italia, ma bastarda.

Volete o donne comparir leggiadre?
Ornatevi di veste a tre colori,
Gridate contro alle nemiche squadre.1

E siccome niuna fra le donne romane avrebbe voluto che di lei si dicesse avere il mele in bocca ed il veleno in core, ed essere bastarda, e tutte avrebber voluto invece comparir leggiadre, conquistare i cuori, ed essere angioletti degli amori, così tutte indossarono, ma più per vezzo che per ispirito vero d’italianismo, i tre colori decantati. Ma vi è di più. Esse non gl’indossarono soltanto, ma istigaron gli altri affinchè volessero indossarli, attirandosi così lusinghieri sorrisi e lodi e applausi e dimostrazioni simpatiche.

E siccome in Roma tutto si volge in moda, in ispettacolo, in divertimento, così la occupazione favorita del

  1. Vedili tutti stampati in un foglio in carta color rosa fra i Documenti del vol. IV num. 47 A.