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perpetuavansi e la verità non trovava il modo di farsi sentire.

Dopo il discorso del pontefice furonvi grandissimi applausi, levando i civici alti gli elmi sulle punte delle baionette. Ma ingannevoli dimostrazioni son queste, perchè vedemmo noi, e con noi tutta Roma, in sul fine di aprile dell’anno seguente fare altrettanto la civica sulla piazza de’ santi Apostoli non in sostegno del papa, ma sibbene della repubblica romana.

La civica formava il giorno 20 febbraio 1848 un insieme imponente. Erano otto mila uomini divisi in sei legioni. E l’estensore della Gazzetta servendo alle idee del giorno tendenti a riconoscere nella civica romana una specie di armata romana antica riviviscente, se ne allietava, ed usciva in questa sentenza: «Roma dunque, dopo circa quattordici secoli, vide nuovamente sei legioni formate di propri militi. Questi erano, come gli antichi, ornati fronde super galeam: ma nel tempo stesso ognuno di essi poteva dirsi col Poeta felici comptus oliva.1»

La guardia civica allora era tuttavia, nella sua maggiorità, buona quanto allo spirito che la dominava, ma incapace da per se stessa di fare alcun che di buono perchè vi era chi la moveva e ne dirigeva i movimenti.

Ed invero questa civica su cui il Santo Padre faceva tanto assegnamento, ed alla quale indirizzava sì nobili e fiduciose parole al punto da considerarla perfino come una corona, diè a conoscere in progresso di tempo non essere atta a difenderlo; e ciò proveremo vittoriosamente quando parleremo dei fatti dei primi di maggio, del 18 di luglio, e del 16 novembre, epoche tutte di scoraggiante e infausta memoria.

Nè si creda che gli applausi del giorno 20 nel cortile di Belvedere fosser tutti sinceri, perchè, ad onta dell’innalzamento degli elmi che fecesi perchè se ne dette il

  1. Vedi la Gazzetta di Roma del 21 febbraio 1848 parte non officiale.