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della rivoluzione di roma | 51 |
Un ordine del giorno del 13 emanato dal duca di Rignano disponeva che dal 15 in poi la guardia civica dovesse prestare il servizio in anticamera di Sua. Santità.1
Rammenteremo un fatto accaduto, e forse dimenticato del tutto dai nostri contemporanei, ed è che il detto giorno 15 in vari quartieri civici, ma specialmente in quello del terzo battaglione, venne aperta una sottoscrizione colla quale uno si obbligava con giuramento a mantenersi fedele non pure a Pio IX come sovrano, ma a tutte le istituzioni da esso già date, anche a costo della propria vita.
Questa sottoscrizione però non essendo stata approvata dal circolo romano, rimase senza effetto. Aprire una sottoscrizione di genere essenzialmente politico, senza il previo consenso del circolo romano fu una vera improntitudine, imperocchè quella politica riunione teneva tuttora il primato e regolava l’indirizzo della cosa pubblica. La Pallade ne fece menzione nelle sue colonne.2
Prima di procedere oltre crediamo utilissimo, per meglio conoscere lo spirito di quei tempi, il far menzione del banchetto che si dette in Napoli a quattro individui partiti da Roma (due dei quali non romani), appartenenti tutti e quattro alla nostra guardia civica.
Il giorno 9 di febbraio ebbe luogo il banchetto all’Hotel des Empereurs e venne dato dalla guardia nazionale di Napoli ai quattro civici venuti da Roma cioè Tittoni, Marignoli, Torre, e Spini; riconoscendo ed onorando in essi tutta la civica romana. Ne trascriviamo la descrizione dall’Italico:3
«Il convito fu splendido e festivo quanto mai possa dirsi. Sotto un cielo ridente, tra le più calde fantasie italiane commosse da avvenimenti i più grandi ed inaspettati, non eravi cosa alcuna che non tendesse ad ec-