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536 | storia |
il delirio e l’ingratitudine sopra intelletti gonfi di orgoglio e vuoti di religione, ci restano a fare alcune poche osservazioni.
Riandando col pensiero sui primi tripudi per Pio IX, nei quali e gli Sterbini, e i Guerrini, e i Masi, e i Meucci, tutti e quattro poeti, accendevano gli spiriti col genio dei loro versi, e glorificavano sommamente il pontefice, è pur forza convenire ch’essi quantunque non fossero che quattro giovani poeti, valsero più assai che quattro generali di armata. Ciò sia d’avviso ai reggitori dei popoli per istare in ’ guardia sopra i coltivatori di un dono quanto nobile, altrettanto pericoloso se volto a mal fine. Ridevansi i potenti dei poeti, e gli schernivano, perchè sapevano che non avevan cannoni. E pure i poeti fecer dei guasti tali che gli stessi cannoni non furono in grado di riparare.
Considerando inoltre che incominciarono coi sonetti, colle terzine, coi cori e colle cantate, e rammentando che alle medesime successero gl’inni guerrieri, e la glorificazione della repubblica ch’era la loro meta ed il loro sospiro , dovrà convenire ognuno quanto essi fossero influenti e perniciosi.
E ben a ragione taluno, all’apparire col primo di gennaio 1847 del Contemporaneo, e all’osservare che Roma se ne allietava moltissimo, andava gridando qui gatta ci cova, perchè i fatti vennero finalmente a convalidare i concepiti sospetti. E per verità gli Sterbini, i Masi, i Torre ed altrettali della stessa risma, non ne furono ad un tempo i fondatori e gli scrittori primari? E non fu il Contemporaneo che dopo gittata la maschera, il suo principale collaboratore Sterbini assunse tale un linguaggio, che all’eccidio di Rossi dette la spinta? E più tardi non si elesse in apologista dei più pronunziati in favore della repubblica? E abbiam forse dimenticato che i personaggi sovraccennati furon sempre i promotori delle feste, dei banchetti, delle dimostrazioni popolari, e i più caldi promotori dei circoli, della libertà della stampa, della guardia civica?