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(quello di Napoli essendo mancato per un malinteso) 1 protestò in loro presenza contro la violenza usatagli, colle seguenti parole:

«Io sono, o signori, come consegnato: si è voluto togliermi la mia guardia, e mi circondano altre persone»

» Il criterio della mia condotta in questo momento, che ogniappoggio mi manca, sta nel principio di evitare ad ogni costo che sia versato sangue fraterno. A questo principio cedo tutto; ma sappiano lor signori, e sappia l’Europa ed il mondo, che io non prendo nemmeno di,nome parte alcuna agli atti del nuovo governo al quale io mi riguardo estraneo affatto. Ho pertanto vietato che si abusi del mio nome, e voglio che non si adoperino neppure le solite formule.» 2

Scopo principale degli ammutinati non fu già, come avvertimmo di sopra, di ottenere dal Santo Padre l’assenso per la formazione del nuovo ministero, quale eragli stato imposto, perchè egli avealo accettato, salvo la condizione per sua parte che un ecclesiastico avesse la presidenza del Consiglio dei ministri: sibbene volevasi forzarlo ad accettare i Principî fondamentali.

E qui furono le difficoltà, e per queste soltanto prolungaronsi le trattative fra il Santo Padre ed il Galletti, ch’era divenuto il capo e l’arbitro dell’ammutinamento.

Si accordarono al Santo Padre trenta minuti di tempo per decidersi, spirati i quali, se gli disse, non si sarebbe potuto impedire che il popolo sdegnato non si abbandonasse a quegli eccessi che pur troppo eran da temere in tanto concitamento di passioni, primo dei quali sarebbe stato lo sparo del cannone ch’era già puntato contro la porta del Quirinale.

Il popolo infatti dopo le quattro e mezzo pomeridiane aveva invaso il quartiere alla Pilotta, impossessandosi delle armi che vi rinvenne. Fu allora trasportato un cannone a Montecavallo, e venne confidato agli artiglieri Calandrelli e

  1. Vedi Coppi, Annali, vol. X, turno 1848, pag. 646.
  2. Vedi il Tempo, giornale di Napoli del 22 novembre 1848.