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Questo giorno sarà mai sempre nefasto per Roma perchè prescindendo dalla macchia di un enorme delitto che si compiè fra le sue mura, colla vita del Rossi si spense anco quel germe solo che avrebbe fatto conoscere se fosse possibile nella Roma dei papi un governo a forme rappresentative. Sebbene sia opinione di molti assennati uomini esser desso del tutto incompatibile col libero esercizio della sovranità spirituale e temporale del pontefice, ed essere quindi da rilegarsi nel regno delle utopie.

Pur tuttavia anche sotto questo punto di vista fu d’immenso danno il recidere la sua vita, in quanto che non se ne potè formare lo esperimento, che se non altro avrebbe servito a disinganno dei presenti e de’posteri.

Alfonso Balleydier più da poeta che da storico, fa del Rossi un martire quasi della religione e del papa. Vorremmo ancor noi persuadercene, ma gli elementi ci mancano per convalidarne la opinione.1

Non finiron già col di 15 le sventure di Roma: chè altre e più terribili preparavansi pel giorno 16, delle quali e delle conseguenze che ne risultarono faremo soggetto nel capitolo seguente.

Intanto per semplice curiosità dei nostri lettori aggiungiamo la indicazione di quattro foglietti in istampa, che dopo la morte del Rossi furono divulgati in Roma, e portavano i titoli seguenti:

«Istoria della vita di Rossi.
»La morte del ministro Rossi.
»Miserere al ministro Rossi.
»Il dies iræ dies illa al ministro Rossi.2»

In questi scritti il nome e le gesta del Rossi erano vituperati acerbamente. E con ciò dieder saggio i nostri di allora di non rispettare neppure il parce sepulto.


  1. Vedi Balleydier I vol. pag. 235.
  2. Vedi il VII vol. Documenti, n. 31, 32, 33 e 34.