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ma calpestata poi e profanata, rimase una parola vuota di senso.

Ritornando alla riunione del circolo popolare nella sera del 15 novembre, diremo che dopo una lunga ed animata discussione, si videro aprire le finestre del circolo ch’era nel palazzo Fiano, e chiaramente scorgevansi da noi ch’eravamo dirimpetto alcuni civici, carabinieri e dragoni frammisti ai borghesi; quando si vide un popolano spingersi in mezzo alla sala, e si udì gridare in questo modo: «Noi volemo un ministero democratico, come quello de Montanelli, Sterbini ministro, Cammello ministro. Zitti, lasciate parlà el nostro Sterbini.» Lo Sterbini pronunziò alcune parole che non s’inteser da noi. Dissero alcuni che si proclamasse ministro anche il Galletti avvocato. Dopo di ciò udironsi applausi, cui successe un confuso mormorio di voci, e pochi minuti dopo la riunione si sciolse.1 E così, come il ministero Mamiani uscì dalla riunione dei circoli nel palazzo Theodoli, il ministero democratico dei Galletti, Sterbini e Campello emanò dagl’incomposti elementi del circolo popolare, eccitati dal discorso di un uomo della plebe. E se si riflette che l’indomani il ministero preconizzato incominciò a riunirsi, e che qualche giorno dopo assunse effettivamente il potere; se si considera che desso fu che favorì poi e proclamò la Costituente, e che da questa rampollò la repubblica, dovrà pur convenirsi da ognuno quanto i circoli in tempo di rivoluzione sian potenti e perniciosi.

Discioltosi il circolo popolare, alcuni membri appartenenti al medesimo e dei più influenti recaronsi alla caserma dei carabinieri sulla piazza del Popolo, affinchè si associassero al movimento del giorno, o meglio affinchè si affratellassero cogli uomini della rivoluzione. Su questo fatto, che chiamarono l’affratellamento dei carabinieri, pubblicossi un foglietto; ed affinchè i nostri lettori possan farsi una

  1. Vedi Lubiensky, pag. 253.