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508 | storia |
van delle riunioni sotto la direzione del Grandoni nel teatro Capranica, e vuolsi pure che colà si facesse l’esperimento sopra un cadavere per addestrarsi nella meditata uccisione dei Rossi, affinchè il colpo non andasse fallito.1
Lo Sterbini e il Canino2 mostraronsi operosissimi in quella occasione, e figuravan fra i capi del complotto. L’antagonismo che aveva sempre esistito fra loro sparì: parve, e comunemente si disse, che sotto gli auspici di un comune delitto gli animi loro si fosser riconciliati.3
Fra gli orditori principali poi della trama esecranda figurarono quei due rifugiati napolitani Vincenzo Carbonelli e Gennaro Bomba, che abbiamo nominato più sopra e che il Rossi mandava in esilio il giorno 13.4
Lo stesso Leopardi, che fu ministro costituzionale di Napoli presso Carlo Alberto, ed uno dei capi del movimento italiano, pone il Carbonelli alla testa dei liberali più avventati.5
Vi figurò ancora un tal Ruggero Colonnello rifugiato napolitano, e complice coll’avvocato Galletti nella cospirazione del 1844.6
Il Galletti stesso poi era designato siccome uno degli iniziati nel segreto.7 Figurarono inoltre fra i capi due fratelli Facciotti di Palestrina, ed in loro casa tennersi delle riunioni preparatorie. Così almeno risulta dal processo. 8
Fra i Romani ve ne furon pur troppo alcuni, e fra questi, Ciceruacchio padre e figlio.9 Il figlio fu quello al quale lord Minto consegnò i versi laudatori della sua
- ↑ Vedi Ristretto del processo Rossi, pag. 262 e 271.
- ↑ Ristretto come sopra, pag. 427.
- ↑ Vedi il VI Vol. Documenti, n. 90.
- ↑ Vedi il Ristretto del processo Rossi, pag. 267.
- ↑ Vedi Leopardi, Narrazioni storiche ec. pag. 445.
- ↑ Vedi Ristretto del processo Rossi, pag. 273 e 609.
- ↑ Vedi il detto Ristretto, pag. 41.
- ↑ Vedi il detto Ristretto, pag. 14, 16, 17 e 46.
- ↑ Vedi il detto Ristretto, pag. 261 e 265.