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506 | storia |
distribuzione, che in quel giorno portava una vignetta in cui vedevasi il re Carlo Alberto che insieme al Gioberti coll’aiuto di un telescopio, scandagliavano la opportunità della guerra simboleggiata da una tartaruga; pur tuttavia agli iniziati ne’misteri tenebrosi di quell’epoca infausta distribuì ssene anche un’altra esprimente il conte Rossi (ritratto perfetto quanto alla figura e alla fisonomia) vestito alla don Quichotte, che siede sopra un sasso accanto al suo fido Sancho Pancha, ch’era l’avvocato Ciccognani. Portano entrambi un cartello, in uno dei quali vi è la cifra 300, nell’altro il 500, allusivi al quantitativo degli scudi romani che ritraeva il Rossi dai portafogli ministeriali: tolti però i zeri e fatta la moltiplica, alcuni credettero che il n. 15 che ne risultava non fosse casuale, ma fatto a disegno, per esprimer cioè il numero fatale del giorno destinato alla perpetrazione del misfatto.
Sotto la vignetta vi era la seguente iscrizione:
- «Qui studet optatam cursu contingere metam
- » Multa tulit fedtque puer, sudavit et alsit.»
Nel fondo della scena poi vedevansi chiaramente dei papaveri, che sono il simbolo del sonno eterno o della morte.1 Parve dunque che colla diffusione parziale di questa stampa volesse preludersi alla esecuzione del delitto, e prevenirne gl’iniziati al segreto. Noi facciamo menzione di ciò per nulla tacere di quello che si è pensato, o si è scritto; ma ripetiamo che il numero 15, risultanza naturale dei due numeri moltiplicati l’un per l’altro, fu forse una combinazione e nulla più.
Giunto il giorno 15 si osservò fin dal mattino un insolito movimento ed un affaccendarsi di molti individui con faccie torve. Ciò indicava che qualche cosa di tristo andavasi preparando.
Trattandosi di un giorno così solenne, stante la riapertura dei due Consigli legislativi, non aveva mancato il Rossi
- ↑ Vedi il Don Pirlone, n. 61.