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In seguito di ciò dobbiamo aggiungere alcune osservazioni.

Si è sempre sentito parlare della unione d’Italia, ma sempre ancora si è veduta la disunione degli Italiani, nè sappiam concepire come dalle parti disgregate e sconnesse possa formarsi un centro di unità. Concretiamo le nostre idee.

Ci racconta il Leopardi che in Napoli dopo i fatti del 5 settembre 1848, due giovani deputati de’ più caldi avvisaronsi di poter mettere a profitto l’amore di libertà, istituendo un’associazione tendente a promuovere l’unione italiana1 .

In pari tempo il presidente Manin e il generale Pepe scrivevano da Venezia al Leopardi affinchè si recasse colà, unica città libera, per convocarvi il tanto bramato parlamento italiano, cercando così di buttar giù il congresso federativo che proponeva il Gioberti.2 Venezia dunque non istava con Torino, e cercava di trascinare Napoli nelle sue viste.

Il Gioberti intanto attuava il suo piano, riuniva il suo congresso, ed a quello affluivano le sommità politiche, o i capi della rivoluzione italiana, come abbiamo già esposto. Ma non perdiamo di vista che lo schema giobertiano consisteva nella convocazione di una Costituente da esso immaginata.

E mentre queste cose venivansi svolgendo in tre punti diversi della penisola italiana, eccoti il Montanelli farsi avanti col progetto di una Costituente foggiata sopra altre basi, prendere il sopravvento su tutti gli altri, e terminare col farla proclamare in Roma, come meglio racconteremo nel mese di dicembre.

Preghiamo i nostri lettori di volere per pochi istanti fissare la loro attenzione su queste considerazioni che un

  1. Vedi Leopardi, pag. 342.
  2. Vedi Leopardi, pag. 344.